IL POTENZIALE INESPLORATO DELLE STARTUP ITALIANE

Oltre 16 mila startup innovative in Italia entro il 2023: crescita annua del +28%. L’Italia si trova al centro di una rivoluzione imprenditoriale, con le startup innovative che crescono in modo esponenziale. Le scoperte della ricerca di Rome Business School delineano un panorama stimolante per l’innovazione, la finanza e la sostenibilità nel Paese.

Le startup italiane stanno vivendo un periodo di espansione straordinaria, con un incremento cumulato dal 2013 al 2022 del +879%. I dati indicano una concentrazione prevalente nei servizi di informazione e comunicazione (50,6%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (23,1%) e nella manifattura (14,5%).

La Lombardia si conferma come regione leader nell’innovazione, con 3.933 startup innovative. La Campania, invece, sorprende con un tasso di crescita annuo del 39,4%, una variazione ben superiore alla media nazionale.

Il governo italiano sta cercando di creare un ecosistema di startup più forte attraverso iniziative come Italia Startup Visa e Italia Startup Hub, che mirano ad attrarre investitori e imprenditori stranieri.

Quali sono le caratteristiche di una startup?

Il Decreto-legge 179/2012, lo “Startup Act” italiano, si riferisce specificamente alle startup innovative, ossia le imprese di nuova o recente costituzione il cui modello di business è strettamente legato all’innovazione tecnologica. Startup innovative sono le società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione e che sono in possesso dei seguenti requisiti:

  • sono di nuova costituzione o comunque sono state costituite da meno di cinque anni;
  • hanno sede principale in Italia, o in altro Paese membro dell’UE o in Stati aderenti all’accordo sullo SEE, purché abbiano una sede produttiva o una filiale in Italia;
  • presentano un valore della produzione annuo inferiore a cinque milioni di euro;
  • non distribuiscono e non hanno distribuito utili;
  • hanno come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
  • non sono costituite da fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda;
  • infine, il contenuto innovativo dell’impresa è identificato con il possesso di almeno uno dei tre seguenti criteri:
    • almeno il 15% del maggiore valore tra fatturato e costi annui è ascrivibile ad attività di ricerca e sviluppo;
    • o la forza lavoro complessiva è costituita per almeno 1/3 da dottorandi, dottori di ricerca o ricercatori, oppure per almeno 2/3 da soci o collaboratori a qualsiasi titolo in possesso di laurea magistrale;
    • o l’impresa è titolare, depositaria o licenziataria di un brevetto registrato (privativa industriale) oppure titolare di programma per elaboratore originario (software) registrato.

Nessuna restrizione è applicata con riguardo all’età dell’imprenditore, al settore della startup, o alla regione italiana dove si andrà a stabilire.

L’Italia è leader nei trend di circolarità tra le economie europee. Regioni come Toscana e Trentino Alto-Adige sono in testa in termini di economia circolare, mentre un percorso verso la transizione verde potrebbe generare un beneficio economico netto di 1.800 miliardi di euro entro il 2030.

Le aziende con una cultura etica robusta superano le concorrenti del 40% in tutte le misure di performance. La Generazione Z, che entro il 2025 rappresenterà il 27% della forza lavoro, dimostra una sensibilità particolare verso questi valori.

Perché un investitore straniero è poco attratto da una startup italiana?

Gli investitori stranieri possono essere riluttanti a investire in startup italiane per diverse ragioni:

  1. Mancanza di ecosistema di startup forte: l’ecosistema di startup in Italia è ancora in fase di sviluppo, con meno opportunità di networking e supporto rispetto a quello che si può trovare in altri paesi.
  2. Mercato italiano limitato: l’Italia ha una popolazione di circa 60 milioni di abitanti e un mercato relativamente piccolo rispetto ad altri paesi. Ciò può rendere difficile per le startup italiane espandersi e raggiungere scale a livello globale.
  3. Regolamentazioni fiscali complesse: l’Italia ha un sistema fiscale complesso e spesso poco chiaro, che può rendere difficile per gli investitori stranieri comprendere e conformarsi alle regolamentazioni fiscali.
  4. Burocrazia: l’Italia è nota per la sua burocrazia complessa e a volte inefficiente, che può rendere difficile per le startup italiane operare e per gli investitori stranieri investire.
  5. Stabilità politica: l’Italia ha avuto una storia di instabilità politica, che può essere vista come un rischio per gli investitori stranieri.

Il mercato del venture capital in Italia è in ascesa nonostante gli ostacoli globali, con un incremento del 47% degli investimenti nel 2022. Le previsioni per il 2023 indicano un ulteriore aumento del 38,1% nel numero di investimenti, che potrebbero raggiungere oltre 1,6 miliardi di euro.

Possiamo pensare ad una quotazione in Borsa?

L’Italia ha un patrimonio culturale e artistico unico al mondo e una forte tradizione manifatturiera, il che significa che ci sono molti settori in cui le startup italiane possono avere successo. 

È possibile per un sistema di artigianato come quello italiano espandersi in borsa, ma ci sono alcune sfide che dovrebbero essere affrontate.

Innanzitutto, le aziende artigiane italiane tendono ad essere piccole e di proprietà familiare, il che significa che spesso non hanno le risorse o le conoscenze per espandersi a livello globale o quotarsi in borsa. 

Per le aziende artigiane italiane che desiderano espandersi in borsa, ci sono alcune azioni che possono prendere:

  • potrebbero considerare di trasformarsi in società per azioni e aprire la proprietà a investitori esterni;
  • potrebbero cercare di espandersi a livello globale per raggiungere nuovi mercati e aumentare la loro base di clienti; 
  • potrebbero cercare di diversificare il loro prodotto o di offrire servizi aggiuntivi per ampliare la loro offerta.

In sintesi, con la giusta strategia e un impegno costante per l’innovazione e la crescita, le aziende artigiane italiane possono raggiungere un successo duraturo.

La scarsa formazione finanziaria può essere inoltre una delle molte ragioni per cui le aziende italiane e le startup non hanno sempre successo.

È vero che la gestione finanziaria è una competenza cruciale per qualsiasi imprenditore e la mancanza di conoscenze finanziarie può portare a errori costosi e alla mancanza di un piano finanziario solido. Tuttavia, ci sono anche altre sfide che le aziende italiane e le startup devono affrontare, come la mancanza di supporto finanziario, la mancanza di accesso a risorse e reti internazionali e la mancanza di un ecosistema di investimento solido.

Va considerato che il successo delle startup dipende anche dalla capacità di sviluppare prodotti innovativi, raggiungere nuovi mercati e creare valore per il cliente.

Euronext Growth Milan sta emergendo come luogo fondamentale per le PMI italiane, con una capitalizzazione di mercato di 10,6 miliardi di euro nel 2022. Secondo gli esperti, i capitali raccolti potrebbero superare il miliardo di euro nel 2023.

Perché manca ancora una cultura orientata alla consulenza di fascia alta?

Una possibile ragione potrebbe essere il fatto che in Italia la cultura aziendale è ancora fortemente basata sull’approccio tradizionale “fai-da-te” e sull’esperienza acquisita sul campo.

In altre parole, molte aziende italiane tendono a non vedere il valore della consulenza di alta fascia e preferiscono invece fare affidamento sulla propria conoscenza del settore e sulla propria esperienza pratica. Inoltre, in Italia il settore della consulenza è relativamente giovane e non ha ancora raggiunto lo stesso livello di maturità e professionalità rispetto ad altri paesi.

Molte aziende italiane sono ancora a conduzione familiare e non hanno la mentalità o le risorse per investire in consulenza di alta fascia. Ciò può essere dovuto alla mancanza di una cultura di innovazione e di investimento a lungo termine nelle aziende italiane.

In Italia, ad esempio, può essere vista come un segno di debolezza chiedere aiuto esterno o ammettere di non sapere tutto e ciò può scoraggiare le aziende italiane dall’investire in consulenza.

In sintesi, la giovane età del settore della consulenza in Italia e la mancanza di una cultura di innovazione e di investimento a lungo termine nelle aziende italiane.

Il panorama attuale dell’innovazione imprenditoriale in Italia è in effervescenza. Le startup innovative, le PMI e le aziende familiari stanno guidando una transizione epocale, supportata da investimenti in venture capital e dal mercato dei capitali. L’integrazione di concetti come la sostenibilità e l’etica sta creando nuove opportunità, promuovendo una crescita economica sostenibile e ispirando una nuova generazione di imprenditori. Il futuro si prospetta promettente, con possibilità che potrebbero rappresentare una svolta per l’economia italiana

Si può creare un sistema di startup, investimenti e consulenza che funzioni?

Una startup o Pmi innovativa è una società di capitali che ha come oggetto della propria attività principale la produzione, lo sviluppo e la commercializzazione di servizi o prodotti ad alto valore tecnologico.

È fondamentale che le tecnologie innovative siano sviluppate velocemente e nel migliore dei modi; pertanto, oltre ad avere quasi azzerato i costi in fase di costituzione, sono previste altre agevolazioni per questo tipo di società.

Ecco alcune delle più importanti:

  • possibilità di raccogliere denaro tramite crowdfunding;
  • incentivi per le assunzioni dei dipendenti e crediti di imposta;
  • possibilità di applicare stock option o work for equity, ossia di lavorare in cambio di una quota societaria;
  • agevolazioni fiscali per chi sceglie di investire nella startup sia come persona fisica sia come società;
  • possibilità di estendere di 12 mesi il ripiano delle perdite nel caso di chiusura del bilancio in perdita;
  • accesso diretto al Fondo di garanzia;
  • maggiore flessibilità nella gestione della Crisi d’impresa.

Il fallimento delle startup è quindi imputabile ad una mancanza di comprensione dell’ambiente competitivo?

Il problema cardine è capire se il progetto abbia solide basi, che non sia imitabile e che abbia un reale vantaggio competitivo. Non comprendere l’effetto sui margini della concorrenza può essere disastroso.

Partire da un’analisi strategica della concorrenza è molto importante quindi per una startup, soprattutto se si considera l’ambiente altamente competitivo in cui si muovono le nuove imprese. Ecco perché:

  1. Identificare i punti di forza e di debolezza dei competitor: dell’offerta di prodotti o servizi, dei prezzi, delle politiche di marketing e di comunicazione. Permette alla startup di comprendere come differenziarsi dai competitor e di individuare le opportunità di sviluppo.
  2. Identificare le opportunità di mercato: analisi della concorrenza cioè i settori o le nicchie di mercato ancora poco sfruttate dai competitor. Consente alla startup di differenziarsi e di proporre prodotti o servizi innovativi.
  3. Definire una strategia di posizionamento: cioè un’offerta di prodotti o servizi che si differenzia dai competitor. Avere per la startup la possibilità di creare una propria identità e di conquistare una quota di mercato.

Migliorare la conoscenza del mercato: dei competitor e dei clienti. Permette alla startup di adattare la propria offerta alle esigenze del mercato e di migliorare la propria capacità di competere.